Confezioni? A volte contano più del contenuto

Confezioni? A volte contano più del contenuto

Nata dalla necessità oggettiva di contenere un prodotto affinché potesse essere consegnato a chi lo richiedeva, scambiava, acquistava, oggi la confezione ha assunto un’importanza primaria per attirare i clienti e facilitare la vendita di qualsiasi tipo di articolo, dagli alimenti ai medicinali agli integratori alimentari, dai cosmetici all’abbigliamento, dai computer ai telefoni cellulari.

Sin dalla preistoria, l’uomo ha sentito il bisogno di conservare cibo, utensili, e tutto quanto gli necessitava per sopravvivere, e allora ecco il ricorso a conchiglie, tronchi, contenitori rudimentali fatti con resti animali e vegetali.

Quando, successivamente, la manualità e la capacità di produrre manufatti sono divenute all’ordine del giorno, la produzione di contenitori per lo stoccaggio di alimenti e altri prodotti ha riguardato non solo l’ambito domestico ma anche quello commerciale: ecco allora giare, anfore, otri, bisacce, botti, ampolle, ceste, urne e ciotole di ogni forma e dimensione.

Da allora, non molto è stato fatto dal punto di vista concettuale: il modo di trasportare, scambiare o riporre gli oggetti e gli alimenti è sostanzialmente rimasto lo stesso. Due aspetti, tuttavia, sono stati oggetto di continua ricerca e hanno subito progressi ed evoluzioni costanti: i materiali e il design.

Due grandi invenzioni – la carta e la scrittura prima, e la stampa mobile poi – hanno guidato una vera e propria rivoluzione nel campo del confezionamento e del packaging, la cui storia nell’accezione moderna del termine inizia solo nel 1800, con la rivoluzione industriale, ma che già nell’era moderna portava in nuce molte delle sue attuali caratteristiche.

Le prime forme di packaging erano infatti artigianali ma molto simili a quanto possiamo vedere oggi. Basti pensare ad esempio a quanto avveniva in ambito farmaceutico. I medicinali, o le sostanze usate nella loro preparazione, erano infatti contenuti in recipienti di vetro o ceramica che sfruttavano l’arte della calligrafia e della decorazione per fornire a speziali, droghieri e farmacisti tutte le informazioni necessarie per lavorare con disciplina e in tutta sicurezza.

Si tratta, per intenderci, di quei bei barattoli decorati a ghirigori e riportanti in lingua latina e caratteri gotici il nome dell’ingrediente in essi contenuto, spesso allineati su scaffali in legno di magnifica fattura che si possono ammirare presso conventi e abbazie.

Ai giapponesi spetta il merito di aver introdotto un certo senso estetico nell’interazione quotidiana per attirare i “consumatori” all’acquisto dei prodotti: loro l’idea di usare le foglie più belle per avvolgere alcuni alimenti o manufatti, il primo esempio in assoluto di packaging “sostenibile”.

Con l’introduzione della stampa a caratteri mobili, arriva in Europa la possibilità di stampare etichette da appiccicare su ampolle e barattoli di vetro, una pratica che proseguirà fino alla piena rivoluzione industriale, come ci fa vedere Dickens in uno dei suoi romanzi più famosi.

Sarà proprio questa rivoluzione a concepire il packaging come lo conosciamo oggi: nel 1800 verranno infatti costruite le macchine industriali per la produzione del vetro, verranno inventati la plastica e il primo cartone ondulato.

Il settore del packaging farmaceutico verrà però rivoluzionato in maniera vera e propria solo nel 1900, quando si comincia a pensare non soltanto alla praticità e al basso costo della confezione ma anche alla sua funzione di protezione.

L’introduzione dell’alluminio e l’invenzione dei tubetti e del tappo a vite costituiranno una piccola rivoluzione che permetterà di evitare il deterioramento, e dunque di produrre in maggiori volumi.

Oggi il packaging farmaceutico combina tutti questi elementi: da un lato un confezionamento primario sicuro ed efficace, che assicuri la stabilità di compresse, sciroppi, supposte, granulati, ecc. senza rilascio di sostanze.

Dall’altro un confezionamento secondario che sia attraente per il consumatore, a dispetto di norme molto precise che regolamentano aspetto e informazioni, almeno per quel che riguarda i medicinali con obbligo di prescrizione.

E se per alcuni farmaci qualcosa si può comunque tentare (immagini stilizzate e colori tenui per le pillole anticoncezionali, agrumi e miele per gli antinfluenzali), anche i colori, i marchi e la grafica possono contribuire a rendere il prodotto accattivante e a fidelizzare il paziente.

Infine, considerata la grande attenzione alle questioni ecologiche che domina ormai ogni aspetto della nostra vita, oggi il packaging farmaceutico punta ad essere sostenibile, e sta abbracciando ogni giorno di più tutte le novità in termini di processi produttivi e scelta di materiali, in grado di trasformare il farmaco in un prodotto assolutamente green, a misura del pianeta.

Foto di StockSnap da Pixabay 

Sante Di Renzo

Nel 1985 ho dato l’avvio ad una Agenzia di Affari Regolatori (Di Renzo Regulatory Affairs) che è, fortunatamente, in continua espansione, in Italia e all’estero.

Related Posts

Il Clinical Project Manager: Maestro d’orchestra delle sperimentazioni cliniche

Il Clinical Project Manager: Maestro d’orchestra delle sperimentazioni cliniche

Consulenza convegni e congressi farmaceutici: tutto quello che le aziende devono sapere

Consulenza convegni e congressi farmaceutici: tutto quello che le aziende devono sapere

Codice UDI dei dispositivi medici: cosa cambia con l’entrata in vigore?

Codice UDI dei dispositivi medici: cosa cambia con l’entrata in vigore?

Le app medicali sono da considerarsi dispositivi medici?

Le app medicali sono da considerarsi dispositivi medici?

Libro sugli integratori alimentari
Rivista Farmaceutica